Roberto Bonaventura: “Meglio un buon silenzio che una cattiva musica liturgica”

“Il canto gregoriano è una catechesi per l’anima”. Lo dice con enfasi, in questa intervista che ci ha rilasciato, il cantante, interprete e scrittore napoletano Roberto Bonaventura, autore del bel romanzo “Golfo Mistico (omaggio a Napoli)”, esecutore puntuale di brani classici e della tradizione partenopea.  Vanta una collaborazione con Luciano Pavarotti, che ha interpretato il suo brano “Neapolis.”

Bonaventura, lei si definisce un amante del bello. Ce lo spieghi…

” Abbiamo bisogno di bellezza, dimensione che salva il mondo. Il bello estetico e spirituale ci elevano, ci portano verso la somma Verità, Dio”.

Lei ama profondamente il canto gregoriano e  non ne fa mistero. Come lo spiega?

” Il canto gregoriano è un altissimo mezzo di ispirazione per toccare le anime e si coniuga perfettamente con l’ idea di Bellezza e di armonia. In alcuni casi è persino divenuto strumento di conversione o di avvicinamento alla fede per chi non la aveva. Se ben eseguito è una vera catechesi per la nostra anima”.

Perchè dice “se ben eseguito?”

Perchè in ogni cosa, canto gregoriano incluso, occorrono studio e professionalità. Quando il gregoriano è mal fatto diventa una lagna”.

Lei è un sostenitore della Santa Messa secondo il Vetus Ordo…

” Vero. La forma straordinaria antica non lascia spazio a sciatterie o invenzioni come succede in altri casi. Certamente bisogna evitare ogni forma di estremismo o  di integralismo, ma nessuno può negare che la messa post conciliare sia sempre più spesso vittima di abusi o stravaganze. Una per tutte, la comunione nella mano, di sapore protestante. La posizione perfetta è in ginocchio e sulla lingua. Non è un caso che tanti giovani, desiderosi di spiritualità e senso del sacro, si stiano avvicinando alla messa antica”.

Quale è la qualità della musica nelle nostre parrocchie?

” Non è buona, almeno nella maggior parte. Il problema sta nelle orribili schitarrate, negli applausi, nella idea di festa o di intrattenimento mentre la celebrazione è sacrificio, mistero. Il declino della musica liturgica non deve sorprendere ed è strettamente collegato a quello dell’ arte sacra e della stessa liturgia. Prenda una chiesa dove  capricciosamente e barbaramente, con furia cieca, a colpi di piccone, hanno abbattuto le balaustre o gli altari del cinquecento e  relegato il tabernacolo in un angolo, come se desse fastidio, siamo alla vergogna. Trovo che gli ululati, gli applausi durante la celebrazione, il prete show man siano l’ antitesi alla sacra  e divina liturgia. Ed anche mi sembra corretto rimarcare che la vera  posizione del celebrante è quella ad orientem e non di viso verso l’ assemblea. Una considerazione. Tanti vescovi sono più propensi a concedere una Cattedrale per un concerto di canzonette che per una messa antica, assurdo”.

Da che cosa dipende questo?

” Dalla decadenza progressiva del senso del sacro che coinvolge anche la liturgia, l’ arte sacra e la musica. Avete fatto caso come sono brutte certe chiese moderne, sembrano dei capannoni industriali. In quanto alla musica liturgica e sacra l’ organo è lo strumento principe che ne assicura sontuosità e non la chitarra adatta ad una gita fuori porta”.

 Che cosa scegliere tra un momento di silenzio ed una mediocre musica liturgica?

” Non ho dubbi, meglio un buon silenzio. Favorisce il raccoglimento interiore molto di più che qualche schiamazzo”.

Bruno Volpe

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